Guida difensiva

Postato il 01 marzo 2016


Spesso si ritiene che conoscere bene le tecniche di guida sia sufficiente per muoversi per strada in maniera sicura. Certamente ciò rappresenta una buona base ma il traffico odierno impone non solo di essere abili col proprio mezzo ma anche di essere in possesso di una capacità di valutazione istantanea tale da permettere di capire e prevenire le situazioni  di pericolo. In pratica occorre  essere abili a difendersi dagli altri sia anticipando le loro mosse sia anticipando loro le proprie intenzioni. Degli esempi? Vedere l’auto che ci precede svoltare a sinistra senza aver acceso la freccia oppure procedere diritta nonostante la freccia indichi l’intenzione di svoltare a destra, noi stessi cambiare corsia di marcia senza segnalarlo a chi segue.

Sono alcuni esempi della quotidianità automobilistica. Forse l’aggettivo difensiva lascia immaginare che questo tipo di guida sia una risposta alla guida aggressiva di altri. Non è così, o quantomeno è riduttivo del significato di questo tipo di guida. Forse sarebbe meglio parlare di guida prudente che ha come fine la prevenzione delle situazioni di pericolo alla guida. E’ quindi un modo di guidare responsabile che permette di correlarci in maniera costante con ciò che ci circonda, mantenendo alto il grado di attenzione/valutazione, per essere pronti ad una risposta consapevolmente rapida. E’ da questo connubio che scaturisce il comportamento  più opportuno per ogni circostanza. 

Ecco il decalogo della guida difensiva.

1. Rispettare le distanze

La prima regola di un buon guidatore difensivista è mantenere le distanze, intesa in un’ottica di 360 gradi attorno al proprio mezzo: quindi davanti, dietro, ai nostri lati. Facciamo degli esempi di realtà quotidiana:

  • A Se la distanza è insufficiente rispetto a chi ci precede, la guida comporta uno stato di allerta percettiva continua che alla lunga affatica.

  • B Se invece è eccessiva rispetto a chi ci precede, specie in città o in strade ad un solo senso per ordine di marcia, può innervosire chi ci segue.

  • C Se chi ci segue è incollato al nostro posteriore, si ha a che fare con un tipo aggressivo pronto alle manovre più azzardate per superarci.

Come  si comporterà in questi casi chi adotta la guida difensiva?

In A il concetto di distanza è in esatto contrasto con il significato  di guida difensiva: lo spazio insufficiente infatti non permette di poter reagire con  sicurezza ad una improvvisa manovra di chi precede

In B la troppa distanza dal veicolo che precede, insignificante se non vi è traffico, può compromettere dal fluidità della marcia in ambito urbano o su strade ad un senso di marcia con divieto di sorpasso per lunghi tratti. Ciò può infastidire chi segue al punto di portarlo a manovre azzardate e pericolose per lui, per noi e per altri.

In C il  “tallonaro” è un tipo da bagarre, per cui essere difensivi significherà favorirne in tutti i modi il sorpasso.

Altri esempi,  in riferimento alla distanza di sicurezza, in cui si attua la guida difensiva:

Quando si supera un moto od una bicicletta. Lasciare sempre adeguato spazio tra sé e le due ruote per ovviare ad un suo eventuale scarto laterale verso la nostra linea di marcia

Quando si costeggiano marciapiedi affollati. Distanziarsi da margine  del marciapiede nell’eventualità che qualche passante scenda inavvertitamente lungo la strada in perfetta rotta di collisione con la nostra auto.

Quando si affrontano curve senza visuale. Non accostare il margine destro come se si dovesse  “staccare” un tempo da pole. Dietro l’angolo potrebbe esserci un pedone od una bicicletta e l’impatto potrebbe essere inevitabile.

Quando ci troviamo in prossimità  delle scuole, soprattutto nell’orario di chiusura. Rallentiamo e allertiamo tutti i nostri sensi: i bambini sono imprevedibili nella loro  irruenza e irresponsabilità: vederli balzare improvvisamente davanti al muso dell’auto è un’esperienza da cardiopalma.

Quando il solito furbo occupa la distanza di sicurezza che tenevamo con chi ci precede: il buon guidatore difensivo rallenterà la velocità sino a ottenere nuovamente la corretta distanza.

Quando  si è stanchi, nervosi: la guida difensiva ci consiglia di aumentare la distanza di sicurezza rispetto a quando si è in forma.

2. Segnalare per tempo agli altri le nostre intenzioni

E’ un altro aspetto basilare della guida difensiva. Comunichiamo tempestivamente agli altri conducenti le nostre intenzioni perchè farlo all’ultimo momento o non farlo per niente le rende inaspettate e perciò potenziale fonte di pericolo per noi e per gli altri. Farlo sempre: quando partiamo, quando  svoltiamo, quando superiamo un altro veicolo (sia in uscita sia in rientro), quando ci avviciniamo ad un incrocio, ad una rotatoria.

E per fare ciò è essenziale che tutte le luci di bordo siano perfettamente funzionanti: frecce, luci dei freni, luci di posizione, anabbaglianti, abbaglianti.

3. Non dimostrarsi intolleranti con gli altri

Può capitare di sbagliare sia a noi sia agli altri. Non imprechiamo, non cerchiamo la vendetta immediata, perché da un nulla facilmente si può degenerare. Comportiamoci  quindi con comprensione.

4. Ragionare anche per gli altri

mettiamoci nei loro panni siano essi automobilisti, motociclisti, ciclisti o pedoni. Teniamo conto anche dell’età come  fattore comportamentale condizionante il tempo di reazione/azione.

5. Analizzare l’ambiente

in relazione al tipo di strada e alle condizione di visibilità, intesa come ampiezza di visuale sia come conseguenza delle condizioni metereologiche.

6.Controllare l’itinerario prima di intraprendere un viaggio

prendendo in considerazione strade alternative dove ad un eventuale aumento di chilometri può corrispondere una riduzione degli incolonnamenti, una guida più distesa, un minor dispendio di energie nervose.

7. Fare un esame di coscienza

Ci crediamo i  migliori? E’ impossibile per noi sbagliare? Ci sentiamo sempre in forma?  Rispondere si a queste domande, pone dei dubbi sulla nostra capacità di adottare una guida difensiva. Esempi?

  • un pedone attraversa sulle strisce mentre noi stiamo arrivando: “il migliore” si esibirà in una brusca frenata condita dai più vari improperi al suo indirizzo,  perché la colpa del pedone è  di non essersi accorto che lui stava sopraggiungendo.

  • ci avviciniamo ad una rotatoria: “il migliore” la imbocca senza indugi, senza curarsi se c’era già qualcuno che la impegnava: la colpa è dell’altro che non è stato attento al suo sopraggiungere, la precedenza è comunque e sempre sua.

  • “il migliore” supera uno scooter: la “sverniciata” è d’obbligo, così impara a togliersi di torno.

E potremmo continuare con tanti altri esempi. 

Ogni volta che ci sediamo al volante facciamoci un esame fisico-psicologico. Può succedere di essere stanchi, di avere problemi che non ci fanno sentire tranquilli, di aver dormito poco e male, di  avere un mal di testa che è peggio di un martello pneumatico. Beh, quando ci mettiamo alla guida dobbiamo sempre tenere conto dei nostri limiti quotidiani e quindi adattare la guida di quel giorno al nostro stato di benessere/malessere.

Stare un po’ più distanti del solito da chi ci precede non è disonorevole, andare un po’ più piano non ci rende delle lumache, rallentare 40 metri prima di un incrocio anziché 35 non ci rende dei pavidi. Questa è la guida difensiva: non una serie di dogmi ma una costante revisione di noi stessi e del nostro comportamento.

8. Non intralciare gli altri

Cerchiamo di lasciare spazio, di non ostacolare le manovre altrui. La strada non è un luogo di competizione ma un percorso che alcuni fanno per lavoro, altri per adempiere alle necessità quotidiane, altri per svago. Insomma c’è spazio per tutti. Adeguiamoci agli altri piuttosto che far adeguare gli altri a noi: così facendo saremo realmente padroni della strada, non con la prepotenza ma con la prudenza che anticipa le decisioni altrui.

9. Usare il clacson

Per avvertire della propria presenza, accendere le luci all’imbrunire e se le condizioni metereologiche sono sfavorevoli. Avvisare gli altri della nostra presenza, anche quando crediamo che ci abbiano già visti, può rappresentare la differenza tra una situazione oramai compromessa ed una situazione evitata.  

10. Mantenere in perfetta efficienza la propria automobile

Controlliamo i pneumatici (pressione, spessore del battistrada, integrità dei fianchi spesso messi a repentaglio da improvvide escursioni sui marciapiedi).

Eseguiamo regolarmente i tagliandi. Costano, è vero, però ci permettono di affrontare una frenata con la certezza che il pedale risponderà al nostro impegno, di avere un microclima ideale nell’abitacolo perché il climatizzatore non è sgasato, di poter svoltare perché le luci di segnalazione sono efficienti, di essere visti nella notte perché non ci sono lampadine fulminate.

Insomma continuiamo a chiamarla guida difensiva? Di difensivo tutto sommato c’è poco, mentre c’è tanta prudenza, tanto buon senso, tanta previdenza, tanto “buon padre di famiglia”. Più che difenderci, cerchiamo di imporre la nostra competenza di veri automobilisti, consapevoli di essere parte di una pluralità di individui, ognuno con le proprie caratteristiche, meritevole di rispetto (reciproco). Impariamo a conoscerci dai nostri comportamenti, dal nostro modo di essere “in strada”. In medicina vige il detto che prevenire è meglio che curare. Beh, la guida difensiva è l’esatta replica di questo detto, dove evitare una situazione pericolosa è molto meglio che affrontarla nell’incertezza del risultato. Insomma potremmo definire questo tipo di guida non più “guida difensiva” ma  “guida distensiva”. Siete d’accordo? Rispondete con calma…mi  raccomando.