LARVA MIGRANS CUTANEA

Dott. Luciano Schiazza
Specialista in Dermatologia e Venereologia
Specialista in Leprologia e Dermatologia Tropicale
c/o InMedica - Centro Medico Polispecialistico
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La larva migrans cutanea, detta anche “dermatite serpiginosa” o “eruzione strisciante”, è la più comune dermatosi tropicale acquisita. Si presenta come una eruzione cutanea serpiginosa, pruriginosa confinata alla cute dei piedi, delle braccia o delle natiche.

E’ causata dalla penetrazione transcutanea e conseguente migrazione di larve di un verme uncinato, l’anchilostoma, nematode che vive come parassita nell’intestino dei cani e dei gatti. Il più comune è l’Ancylostoma braziliense che è un parassita dei cani e dei gatti selvatici e domestici presente nel centro e nel sud degli Stati Uniti, nell’America Centrale, nel Sud America e nei Caraibi.

Le manifestazioni cutanee sono dovute ad una reazione di ipersensibilità ai parassiti ed ai loro prodotti.

E’ molto comune nelle aree geografiche tropicali e subtropicali; tuttavia la facilità e la maggior frequenza delle vacanze in tali zone, ha fatto si che la malattia non fosse più confinata entro tali ambiti geografici.

Il ciclo vitale dei parassiti inizia quando gli animali infestati dall’anchilostoma espellono con le feci le uova microscopiche del parassita: le uova passano dalle feci dell’animale nel suolo umido, caldo, sabbioso (proprio delle zone tropicali e subtropicali) dove schiudono e nascono poi le larve.

Gli esseri umani si infettano con le larve nelle zone a contatto diretto con il terreno contaminato (es. camminando scalzi sulla sabbia, sdraiandosi sulla spiaggia). Le larve, grazie alle loro proteasi, penetrano nella pelle dopo il contatto. Superato lo strato corneo (lo strato più esterno dell’epidermide e quindi della cute), esse perdono la loro cuticola naturale e dopo alcuni giorni iniziano la loro migrazione, limitandosi all’epidermide (la parte superficiale della cute), presumibilmente per mancanza di enzimi (collagenasi) che gli permettano si superare la membrana che separa l’epidermide dal derma (membrana basale).

Dopo qualche ora dalla penetrazione della larva nella sede di ingresso si sviluppa una papula eritematosa o una dermatite aspecifica. La larva inizia la sua migrazione dopo una settimana o alcuni mesi dall’iniziale penetrazione (ciò dipende dal tipo di parassita). Si formano allora delle linee rosse filiformi dall’andamento tortuoso, serpiginoso (da cui il nome di “dermatite serpiginosa”), lievemente rilevate, che si allungano di 1-2 cm al giorno. Essendo le larve incapaci di penetrare la membrana  basale dell’epidermide dell’uomo, esse procedono nella pelle in maniera disordinata, incapaci di completare il loro ciclo vitale.

La presenza del parassita è accompagnata da intenso prurito.

Le sedi in cui tipicamente si osserva la malattia sono il dorso dei piedi e gli spazi interdigitali dei piedi, le ginocchia, le natiche, le mani; ma ogni zona cutanea che viene a contatto con il terreno contaminato può essere soggetta a tale patologia.

La larva si trova solitamente 1-2 cm oltre il  termine del tragitto eritematoso.

Nel loro ospite naturale (cani e gatti) le larve sono in grado di penetrare nel derma (la parte più profonda della cute) ed essere trasportate tramite i linfatici ed il sistema venoso ai polmoni. Entrano negli alveoli e migrano nella trachea, dove sono deglutiti. Nell’intestino maturano sessualmente ed il ciclo nuovamente riprende nel momento in cui le uova sono emesse con le feci

Gli esseri umani sono ospiti accidentali e si ritiene che le larve siano prive degli enzimi collagenasici necessari per penetrare attraverso la membrana basale nel derma. Perciò la malattia rimane confinata alla cute quando un uomo si infetta.

La malattia tende a risolversi spontaneamente nell’arco di alcune settimane, in quanto le larve, non potendo raggiungere l’intestino dell’ospite per completare il loro ciclo vitale (stadio adulto), muoiono (settimane -4/8- o mesi -anche 12-).

La terapia viene intrapresa con l’intento di attenuare la sintomatologia pruriginosa, di evitare le possibili sovrainfezioni, di accorciare i tempi di guarigione.

Varie metodiche (es. crioterapia, spray al cloruro di etile, neve carbonica, ecc.) vengono utilizzate ma spesso con scarso successo; il farmaco di scelta attualmente è il tiabendazolo, per via topica o sistemica. Alternative efficaci sono l’albendazolo, il mebendazolo, l’ivermectina.

Naturalmente, dovendo recarsi in aree geografiche in cui è presente la malattia, sono raccomandate norme precauzionali:

Particolare attenzione deve essere rivolta ai bambini quando giocano con la sabbia, per la possibile presenza di escrementi di animali