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PUNTURE DI INSETTO

Dott. Luciano Schiazza
Specialista in Dermatologia e Venereologia
Specialista in Leprologia e Dermatologia Tropicale
c/o InMedica - Centro Medico Polispecialistico
Largo XII Ottobre 62
16121 Genova
cell 335.655.97.70 - studio 010 5701818
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Bisognerebbe innanzitutto distinguere tra punture vere e proprie quali quelle di api, vespe e calabroni, inquadrabili in un atto di difesa e le punture di zanzare, tafani, pulci, cimici, pidocchi che invece hanno lo scopo di procurarsi il cibo rappresentato dal nostro sangue.

API, VESPE, CALABRONI

Sono insetti che solitamente pungono quando vengono disturbati e quindi agiscono per difesa. L’ordine di elencazione è inversamente proporzionale alla gravità della loro puntura.

Api. (Ape mellifera)

Ape mellifera Ape mellifera
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Vivono dove vi sono fiori da impollinare, quindi in orti e giardini. La caratteristica che differenzia le api dalle vespe e dai calabroni è il pungiglione. Infatti è fatto in maniera tale per cui quando l’insetto punge e lo conficca nella pelle, non può più essere estratto. Essendo il pungiglione collegato all’ultimo tratto dell’intestino, per l’ape pungere e allontanarsi significa morire (nel giro di 2-3 giorni).

Pungono se vengono provocate e questo avviene solitamente (ovviamente riferendoci all’ape italiana) a pochi metri (1-2) di distanza dall’apiario.

Il veleno delle api viene descritto come  un liquido acquoso, limpido, con un sapore amarognolo, di odore aromatico (simile a quello delle banane mature)

Vespe (vespa germanica - vespa comune - vespa cartonaia)

vespa germanica vespa germanica vespa germanica
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Si trovano dappertutto, orti e giardini, al mare e in montagna e sono riconoscibili per le bande gialle e nere . Vicine ai rifiuti, specialmente se si trovano sostanze zuccherine. Costruiscono i nidi sotto il terreno, in anfratti naturali o in luoghi riparati e disabitati. A differenza dell’ape, il pungiglione della vespa non è seghettato e quindi può essere estratto dall’insetto senza conseguenze dopo la puntura, permettendogli quindi di pungere più volte la vittima. Pungono se vengono disturbate.

Pericoloso se si viene punti in bocca: è per questo che bisogna stare attenti quando si beve una bibita in lattina, specie se lasciata incustodita all’aperto anche per pochi attimi. All’interno potrebbe essersi introdotta una vespa che all’atto del deglutire sarebbe introdotta in bocca con le conseguenze del caso.

Attenzione anche se ce la ritroviamo nell’abitacolo dell’automobile: fermiamoci con calma (niente “panic-stop”) e allontaniamo l’ospite indesiderato.

 

Calabroni (Vespa crabro)

Vespa crabro Vespa crabro
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I più grossi del gruppo (lunghi circa 35 mm .). Anch’essi prediligono i fiori. Attaccano solo per difesa di se stesso o del nido. Vivono preferibilmente nei sotto le tegole dei tetti, nei cassonetti delle tapparelle, nei tronchi cavi (attenzione agli ulivi), negli anfratti del terreno e dei muri o muraglioni oppure nei nidi degli uccelli; si nutrono di frutti succosi quali pesche, albicocche e prugne. Il pungiglione è lungo 3- 4 mm ., non è seghettato come quello dell’ape e quindi può essere estratto ad ogni puntura, potendo in  tal caso iniettare grandi quantità di veleno in caso di più punture. Non affrontare mai un nido di propria iniziativa ma affidarsi ad esperti che provvederanno, con le dovute precauzioni di vestiario, alla sua distruzione alla sera.

La conseguenza più comune della puntura di questi imenotteri è l’arrossamento, il rigonfiamento (edema) (la chiazza arrossata di solito presenta una parte centrale bianca) e il dolore acuto, seguito da prurito. Per correre un rischio mortale, un individuo normale dovrebbe essere punto contemporaneamente più di 100 volte.

Ben più grave è la reazione allergica che può colpire soggetti ipersensibili. Infatti in questo caso anche una sola puntura può scatenare una reazione anafilattica mortale.

L’escalation sintomatologia porta a prurito, gonfiore del volto, palpebre, lingua, laringe, che possono comparire nell’arco di 10-20 minuti dalla puntura; tali sintomi sono premonitori di una possibile evoluzione grave che si manifesta con difficoltà a respirare, sudorazione, orticaria.

Una differenza sostanziale sulla possibilità di essere punti tra le api da una parte e le vespe ed i calabroni dall’altra risiede nel fatto che le prime difficilmente nidificano in alberi o nel terreno (e quindi lo fanno in luoghi ben conosciuti) diversamente dai secondi che possono quindi essere di incontro casuale e quindi inaspettato per se stessi e per gli insetti stessi, da cui la loro possibile aggressione.

Primo soccorso

Per ridurre il gonfiore ed il rossore può essere utile l’applicazione di una crema cortisonica.

In caso di punture plurime e di prurito significativo, si può affiancare la somministrazione di antistaminici per via sistemica.

In caso di punture su lingua o faringe, il rischio è la morte per asfissia per il rigonfiamento delle mucose: controllo medico rapidissimo e, in attesa, far succhiare al paziente un cubetto di ghiaccio o bere a sorsate bevanda fredda, per rallentare l’evoluzione del rigonfiamento.

Perché la dose di veleno iniettata sia mortale occorrono, per la maggior parte degli adulti, la contemporaneità di 100 punture (50 per un bambino).

Se però, in caso di una singola puntura:

ATTENZIONE!

In questo caso si tratta di reazione anafilattica e come tale necessita di intervento medico urgentissimo.

Per tali soggetti con ipersensibilità nota al veleno delle api e delle vespe, è opportuno avere sempre appresso un kit con autoiniettore di adrenalina oppure una fiala di cortisone intramuscolare.

Terapie popolari:

Prevenzione:

ZANZARE

Culex pipiens Larva di zanzara Culex pipiens
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Ben conosciamo questi fastidiosi insetti che disturbano le nostre serate estive (Culex pipiens), stretti compagni dell’uomo del cui sangue (e di quello degli animali domestici) si nutre. Colonizza grandi specchi d’acqua stagnante (stagni, paludi, fossi, pozzanghere) e punge dal crepuscolo in poi.

Come evitare di essere punti:

innanzitutto occorre vestirsi in modo adeguato, con

E’ importante poi

Si possono usare repellenti naturali quali gli estratti di citronella (mai quando ci si espone al sole perché è fotosensibilizzante) e di geranio. I repellenti chimici vanno usati con cautela nei bambini e comunque con percentuali limitate (per il DEET, percentuali non superiori al 10%) e possibilmente spruzzandolo sui vestiti e non sulla pelle.

Diverso è il caso della zanzara tigre (aedes albopictus), di origine asiatica e presente nel nostro paese dal 1990 (sembra trasportata sino a noi con il commercio di copertoni usati).  Più piccola della zanzara comune, è di colore nero con striature bianche sulle zampe e sull’addome.

A differenza dalla zanzara comune, la zanzara tigre cerca piccole raccolte d’acqua come

Le uova vengono deposte appena sopra la superficie dell’acqua stagnante e schiudono nel periodo primavera-estate. Hanno una grande resistenza: infatti quelle deposte durante la fine dell’estate riescono a superare indenni l’inverno.

La femmina adulta vive nella bassa vegetazione e punge durante il giorno, all’altezza delle gambe, facendo pochi metri dal focolaio.

La sua puntura non è pericolosa in Italia ( in Asia invece è veicolo di alcune malattie virali quali la dengue, la febbre gialla e alcune encefaliti) ma è fastidiosa per l’intensità del prurito e della reazione locale. Il mattino presto e al tramonto (le ore più fresche della giornata) sono i momenti della giornata in cui essa agisce, diversamente dalla zanzara comune che punge dopo il tramonto e durante  tutta la notte.

Quali misure di prevenzione ambientale adottare?

Nei cimiteri:

Per quanto riguarda il trattamento della puntura della zanzara, di sicura efficacia sono le creme cortisoniche, usate sempre sotto prescrizione e controllo del medico.

ZECCHE

Zecca Zecca
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La zecca è un acaro che si sviluppa soprattutto con il clima caldo e umido. Le zecche pungono e si attaccano alla pelle (grazie al rostro -ipostoma-) per succhiare il nostro sangue di cui si nutrono. Questo può avvenire in ogni stagione dell’anno, ma le zecche sono più attive nei periodi più caldi. Ecco perché il problema riguarda soprattutto i bambini che frequentano campeggi estivi in zone ricche di prati.  

Si deve comunque considerare che:  

Puntura di zecca non significa quindi automaticamente infezione o malattia.

rickettsiosi

Tra le malattie che possono essere trasmesse all’uomo ricordiamo le rickettsiosi (tra queste la febbre bottonosa del Mediterraneo) e la borreliosi di Lyme.

Quest’ultima  è una malattia che si sviluppa in modo lento, nel corso di settimane, e quindi si ha  la possibilità di intervenire per tempo senza che si propaghi fino a provocare danni a varie parti del corpo. Il segno iniziale che va riconosciuto è l’eritema. La zona cutanea colpita dalla zecca diventa progressivamente rossastra: è quello che viene definito eritema migrante in quanto caratteristicamente si allarga e prende la forma di un anello perché spesso si schiarisce al centro.

L’unica cosa che quindi deve fare il genitore è controllare giornalmente, per 30-40 giorni, la pelle in cui si era attaccata la zecca. Se compare un qualsiasi eritema bisogna rivolgersi subito al medico, il quale potrà prescrivere le cure appropriate che consistono in antibiotici per almeno 3-4 settimane. Qualora nel periodo di osservazione dei primi 30-40 giorni fosse necessario praticare terapie antibiotiche per altri motivi, il genitore dovrà ricordare al proprio medico dell’avvenuta puntura di zecca, perché si possano nel caso usare gli antibiotici efficaci anche contro la Malattia di Lyme, somministrati nei tempi adeguati. Se non riconosciuta e curata in tempo la Malattia di Lyme si può propagare anche ad altri organi quali cervello e nervi, occhi, cuore, articolazioni. In questo caso le terapie sono più impegnative e non sempre efficaci al 100%.

La più rischiosa è la zecca dei boschi che vive nell’erba e nei cespugli, prevalentemente in zone collinose. Di colore scuro, piccola (da 2 a 8 mm), resistente nell’ambiente in cui vive, è difficile a volte da vedere a occhio nudo.

Quali sono le zone maggiormente a rischio per la possibilità di essere punti da una zecca?

Tuttavia se gli inverni sono miti, nei climi temperati e caldi l’attività delle zecche può estendersi talvolta a tutto l’anno. Poiché le zecche non volano e non saltano, esse si appostano all’estremità delle piante, pronte a cogliere il passaggio dell’animale o dell’uomo che riconoscono dal calore emesso dal corpo.

Poiché la puntura della zecca non provoca né dolore (quando punge emette una sostanza con caratteristiche anestetiche) né prurito, spesso passa inosservata per cui solo al momento in cui ci si spoglia o si fa il bagno o la doccia ci si accorge della sua presenza.

Come comportarsi dovendosi affrontare una zona a rischio zecche, anche per una semplice gita nei boschi?

Dovendo sostare in aree a rischio:

Al ritorno:

Per rimuovere la zecca:

Come rimuovere una zecca

Nel caso il cui il rostro rimanga nella pelle:

E cosa non fare?

Contrariamente a quello che si consigliava una volta,  la zecca

E’ bene rivolgersi quanto prima al medico per avere i corretti suggerimenti per quanto riguarda il controllo del periodo successivo alla puntura (30-40 giorni)(attenzione se compare la febbre ed un arrossamento che tende ad allargarsi nella zona di puntura) e sulla necessità o meno di eventuale terapia. La terapia antibiotica è sonsigliata  nel periodo di osservazione, per non mascherare eventuali segni di malattia; nel caso in cui, per vari motivi (non ultimo il contatto prolungato, dimostrato, con la zecca), venga prescritta, debbono essere utilizzati farmaci efficaci sia sulle rickettsiosi sia sulle borreliosi secondo le linee guida correnti.

La prevenzione ambientale in zone residenziali si effettua

TAFANI

Tafano

Sono molto diffusi e attivi nelle giornate calde, soleggiare e non ventose. La femmina pungendo succhia da20 a 200 microgrammi di sangue. A seguito della puntura si crea un papula, pruriginosa. Utile l’uso di topico cortisonico.

CIMICI

cimice Cimici

Le cimici sono un ordine di insetti piuttosto ricco di specie. Hanno un corpo appiattito. Quelle fastidiose per l'uomo sono facilmente attratte da letti o materassi sudici e la loro presenza deve essere sospettata  se si ritrovano escrementi o si apprezza il loro caratteristico odore.

Il parassita esce dal suo nascondiglio nell’oscurità e si dirige verso la vittima attratto da temperature attorno ai 35°: per tale motivo è attratto dall’uomo. Le sue punture, piccole e fastidiose, si notano al mattino in quanto non sono dolorose, con una classica disposizione in fila; si localizzano preferibilmente al volto, al collo, alle mani ed agli arti superiori.

La terapia si bassa sull’uso di cortisonici topici.

PULCI

Pulce

La pulce con cui l’uomo viene più diffusamente a contatto è la pulce del gatto (Ctenocephalides felis felis) che vive non solo sul gatto ma anche sui cani avendo sostituito quella originariamente tipica del cane (Ctenocephalides canis) Meno frequenti la pulce dell’uomo (Pulex irritans) e la pulce del pollame (Echidenofaga gallinacea). Prive di ali, sono attratte dal calore del corpo di qualsiasi animale a sangue caldo (uomo compreso), che può fungere da trasportatore sino al raggiungimento dell’ospite specifico dove si moltiplicano. Molto agili, si muovono velocemente e spessissimo sfuggono alla presa.

Per capire la capacità di infestazione di cui sono capaci, occorre conoscere brevemente il loro ciclo vitale. La pulce femmina, presente sul mantello del gatto o del cane, dopo essersi sufficientemente nutrita del sangue dell’ospite, si accoppia e comincia a deporre le uova (fino a 46 al giorno), costantemente sino alla propria morte (in media vivono 2 settimane). Le uova poi cadono dal mantello dell’ospite nell’ambiente circostante (con predilezione per le zone ombreggiate e umide) dove si sviluppano. In casa o nel giardino pertanto si potrà creare una infestazione massiccia senza rendersene conto. Un dato può chiarire meglio quest’ultima affermazione: le forme adulte presenti sul cane o sul gatto sono il 5% rispetto alla carica totale, il 95% è rappresentata dalle forme immature presenti nell’ambiente. 

Le pulci possono:

Da non dimenticare la peste bubbonica (di manzoniana memoria) e il tifo murino che sono trasmesse dalla pulce del ratto (Xenopsylla cheopsis).

Le sedi più colpite sono quelle non coperte dagli indumenti: si possono osservare piccole lesioni eritemato-papulose disposte in maniera lineare, come una traccia del cammino percorso dalla pulce sulla pelle.

Per il controllo delle pulci, delle uova e delle larve occorre seguire precise norme nella casa dove viviamo con i nostri gatti o cani,

Le pulci, oltre che nelle abitazioni, si trovano nelle tane dei mammiferi, nei nidi degli uccelli, nelle case disabitate, nelle screpolature dei vecchi edifici, nei granai, nei tronchi d’albero, nelle piccionaie, nei pollai, nei magazzini.

PROCESSIONARIE

Processionaria Processionaria
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La processionaria che può causare problemi all’uomo è la fase larvale di una farfalla notturna.

Deve il suo nome al modo di disporsi dei bruchi durante il loro cammino fuori dal nido. Infatti a inizio primavera lungo i tronchi dei pini e delle querce o sul terreno possiamo osservare vere e proprie “processioni”: nella processionaria del pino le larve si dispongono una dietro l’altra, nella processionaria della quercia subito dopo la larva capofila, le larve si dispongono in due, poi in tre, poi in quattro sino a quindici-venti per poi riassottigliarsi nuovamente ad un solo individuo.

Il contatto con la processionaria, in particolare con i suoi peli uncinati urticanti (possono essere anche trasportati dal vento) può causare, una fastidiosa dermatite (detta erucismo o caterpillar dermatitis) con papule arrossate pruriginose. Più gravi conseguenze si hanno quando il contatto avviene con l’occhio, la mucosa nasale, la bocca o con le vie respiratorie e digestive.

Nel caso in cui si venga contaminati  sarebbe opportuno:

La terapia può limitarsi all’applicazione di cubetti di ghiaccio ma l’applicazione di creme cortisoniche (sotto prescrizione medica) è sicuramente più efficace.