IL PICCIONE o COLOMBO  DI CITTA’

Dott. Luciano Schiazza
Specialista in Dermatologia e Venereologia
Specialista in Leprologia e Dermatologia Tropicale
c/o InMedica - Centro Medico Polispecialistico
Largo XII Ottobre 62
16121 Genova
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Piccione

Antenato comune di tutti i Colombi è il Piccione selvatico Columba livia che sopravvive con piccole popolazioni lungo le coste rocciose (ad esempio nella Sardegna nord-occidentale). Tra l'8000 ed il 3000 a.C. sono state addomesticate e selezionate numerose razze. L'insieme dei colombi presenti attualmente nelle città origina dalla dismissione degli allevamenti e delle colombaie, utilizzate nel passato come scorte alimentari e mezzi di comunicazione, a cui si sono aggregati colombi viaggiatori sbandati e altri scampati al tiro al volo. Al termine della Seconda Guerra Mondiale, con l'espansione urbanistica ed il consumismo i colombi hanno visto crescere la disponibilità di cibo e di luoghi di nidificazione con conseguente rapido aumento della loro popolazione.

I colombi non hanno avuto difficoltà ad adattarsi a vivere nelle città, poiché il loro habitat originario (falesie e pareti rocciose) è strutturalmente simile ai palazzi. Hanno diversi colori del piumaggio (rosso, nero, grigio, bianco) e del disegno (barrato, trigano, uniforme, zanzano). Il colombo che più si avvicina all’antenato selvatico (columba livia) ha le ali grigie con due barre nere. Il piccione di città vive nei palazzi, in particolare sui tetti, nei sottotetti, sui cornicioni, nei giardini, non disdegnando i campanili delle chiese, questi ultimi specialmente come ricovero notturno. E’ particolarmente attivo al mattino e nel tardo pomeriggio.

Il colombo di città raggiunge la maturità sessuale tra i 6 ed 8 mesi. Si riproduce durante tutto l’anno (fino a 7/8 volte l'anno), con l’eccezione dei mesi di ottobre e novembre, in cui si interrompe la riproduzione. Comunque il massimo periodo di deposizione delle uova (2 alla volta, bianche, covate per 17 giorni) si ha tra marzo e giugno, per un totale di circa 9 covate all’anno. I piccoli rimangono nel nido per 3/5 settimane e sono alimentati per un periodo di circa 15 giorni con ciò che viene denominato “latte del gozzo”, prodotta nelle tasche laterali del gozzo dei genitori.

Pur essendo perfettamente adattato all’ambiente urbano, il cibo di cui si nutre, spesso fornito dal cittadino (pane, pasta, briciole, ecc.), non rappresenta la risorsa alimentare corretta per la sua dieta che dovrebbe essere invece costituita da vegetali, quali cereali. leguminose, germogli, semi oltre a insetti, chiocciole, molluschi. Di conseguenza si creano le condizioni per carenze di vitamine e minerali, che portano all’indebolimento e alla facilità ad ammalarsi dell’uccello.

Un piccione vive in media due anni e mezzo. L’assenza di predatori di uova e di piccoli (gazza, cornacchia, ghiandaia, taccola) e di adulti (falco pellegrino, sparviero, ecc.), l’abbondante e costante disponibilità di cibo e di luoghi di nidificazione, hanno favorito il prolungamento dei periodi di fertilità e la significativa crescita demografica, con un progressivo indebolimento dei colombi, più suscettibili all’aggressione di diversi patogeni. Questo aumento non controllato ha creato un impatto ambientale significativo. E’ sotto gli occhi di tutti.

Gli edifici in generale ma soprattutto i monumenti e le opere d’arte di particolare pregio storico-artistico presenti nei centri storici, subiscono danni sia per azione diretta del piccione sia  per l’azione dei suoi escrementi. Inoltre la presenza del materiale fecale (guano) sui marciapiedi e sul selciato dei portici, oltre  a creare motivo di degrado ambientale, rappresenta una compromissione delle condizioni igieniche in quanto il materiale organico essiccando può polverizzarsi e disperdersi nell’ambiente, rappresentando a sua volta un potenziale substrato per la crescita di microrganismi patogeni per altri animali e l’uomo. Altrettanto negativa la presenza dei nidi negli edifici abitati.

Le carcasse dei colombi morti rappresentano poi motivo di richiamo per topi e ratti. Ma ciò che rappresenta motivo di allerta per l’uomo è la possibilità che il colombo di città veicoli parassiti ed in particolare la zecca del piccione” (Argas reflexus). La zecca del piccione (zecca molle) è differente dalla zecca dei boschi (osservabile sul cane e sugli animali selvatici - roditori, caprioli, cervi, volpi) e propria dell’ambiente silvestre: diverso è l’aspetto (è una zecca “molle” e non “dura”) e soprattutto non trasmette la malattia di Lyme.

La puntura dell’Argas reflexus nell’uomo può causare delle reazioni: non solo locali (con tipico aspetto di puntura di insetto) ma anche di tipo allergico, talvolta grave, soprattutto in caso di punture ripetute. Le zecche sono rinvenibili dove si deposita il guano e in corrispondenza dei nidi. Di qui possono spostarsi lungo i muri e raggiungere, attraverso le finestre o le fessure, le abitazioni (specie quelle degli ultimi piani) dove tendono a nascondersi dietro quadri, sotto i cuscini, nelle screpolature dei muri.

Si nutrono di notte, con un pasto di sangue molto breve (5-10 minuti); occorre sottolineare come le zecche del piccione sopportino periodi di digiuno estremamente lunghi (anche 5-6 anni). Svolgere azione di controllo e prevenzione su questo acaro è difficile ed oneroso dal punto di vista economico. Pertanto la migliore azione è quella di tipo preventivo rivolta a controllare la popolazione dei piccioni.

A tale scopo possono essere utilizzati mezzi fisici, chimici e biologici. I mezzi fisici sono quelli che impediscono ai piccioni di posarsi sui davanzali, sui cornicioni, sui balconi e sulle terrazze: si tratta di dissuasori a fili, a spilli, a rete e dissuasori elettrici, sorgenti di rumore.

Dove non sia possibile installare dissuasori fisici, validi sono i repellenti in pasta (composti non tossici) che impediscono ai piccioni di sostare sugli edifici.

I mezzi chimici fanno ricorso alle tecniche di sterilizzazione farmacologica. Non sono di facile applicazione sia per la difficoltà di poter aggiungere tutta la popolazione dei volatili sia per la necessità di protrarre per anni i trattamenti stessi.

I metodi biologici si basano sull’introduzione, nel territorio occupato dai piccioni, di altri volatili loro competitori o predatori. Le specie in oggetto sono rapaci diurni (Falco pellegrino Falco peregrinus), rapaci notturni (Allocco Strix aluco) e corvidi (Taccola Corvus monedula) che in questo caso preda uova e nidiacei. Sebbene l'incidenza resti bassa a causa della notevole sproporzione numerica tra prede e predatori, in ogni caso la predazione è importante anche al fine della selezione naturale degli individui malati e debilitati.

Accanto a questi metodi però è prioritario agire sulla disponibilità di cibo e di luoghi dove nidificare: questi sono i principali fattori di controllo della popolazione dei colombi urbani. Evitando di dar loro cibo e risanando gli stabili dalla loro presenza, rendendo inaccessibili i siti di riposo e di nidificazione dei volatili oltre a disinfestarli, si contribuisce non solo a ridurre i rischi per la salute ma si contribuisce al loro controllo ecologico.